Il Mito di Ercole e Anteo può avere anche un altro significato. Ed è questo: Anteo, figlio della madre Terra (Gea), trova energia, nuova forza, ogni volta che tocca la terra. E' l'uomo di terra di cui parla San Paolo; "Il primo uomo, tratto dalla terra, è terra" (1Cor 15,48). E' l'uomo che si trova bene in terra. Anche in musica, l'uomo di terra quanto più è vicino alla terra, quanto più fortemente batte il piede sul suolo, tanto più attinge sicurezza; se è allineato in un esercito, segnando il passo, si sente potente; se è impegnato in un lavoro di squadra, scandendo il ritmo, raggiunge lo scopo; se danza, il movimento della battuta lo esalta. "In principio era il ritmo", diceva Igor Stravinsky; quelli dell'hard rock e i metallari sono d'accordo.
Ma già l'uomo dell'arte alleggerisce l'impatto con la terra in uno slancio verso l'alto che fa dimenticare la struttura ritmica, segnata all'inizio della partitura. Si trattasse pure di una danza, che è rimasto di campagnolo nelle Allemande, nelle Bourrée, nelle Gavotte, nelle Sarabande, o addirittura nelle Gighe delle Suites Francesi e Inglesi di Bach, o nelle Suites di Handel? Riusciranno dei giovani a danzare al suono dei Minuetti di Mozart, o dei Valzer di Chopin?
La Musica Sacra poi soffre di idiosincrasia per il ritmo misurato. Sa dove deve battere, perché Gesù gliel'ha insegnato, ma non è con i piedi e non è per terra. Il suo punto di appoggio è la Parola di Dio: "In principio era il Verbo". "La Parola di Cristo", esortava S. Paolo i Cristiani di Colossi (3,16), "dimori fra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine Salmi, Inni e Cantici Spirituali".
Ora nel cantare un Salmo, è impossibile seguire un ritmo misurato. La voce intona i singoli versetti su una corda di recita, lunga quanto è lungo il testo; e soltanto nelle sillabe finali fa una piccola cadenza. Così gli Israeliti avevano cantato i Salmi e gli altri Libri Sacri; così i primi Cristiani cantavano anche i testi del Nuovo Testamento, come i tre Cantici Evangelici, o i sublimi inni cristologici che S. Paolo, S. Pietro ci hanno trasmesso nelle loro Lettere, e S. Giovanni nell'Apocalisse. Questo modo di fare ha caratterizzato il Canto Sacro dei Cristiani, dovunque essi fossero. Il ritmo di quei canti muoveva dalla parola, anzi dalla Parola di Dio; ed era libero, come è la Parola di Dio. Non veniva certo a nessuno la voglia di battere il piede a terra per segnare il ritmo, o per riceverne energia, come il povero Anteo. Del resto la preghiera è fatta per bussare, sì; ma per bussare alle porte del cielo, per commuovere il cuore del Padre. "Bussate e vi sarà aperto". L'orante non attinge energia dalla terra: "Avrete forza dall'alto" (At 1,8).
P. Armando Pierucci
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