Hanno Ragione i Rappers?

17/12/2022
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Hanno Ragione i Rappers?

Giorni fa ho avuto su facebook un breve, cordiale scambio di opinioni con un post in cui, alla fine, c'era il nome di Valentino Miserachs. Non so se questo era il nome dell'Autore del messaggio, o la citazione del suo pensiero. Comunque la sostanza non cambia; e io condivido pienamente quanto scrive Mons. Valentino Miserachs, compositore ad altissimo livello di Musica Sacra, Preside per molti anni del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, prestigioso direttore di cori e orchestre. Egli dice:  

"Quanto siamo lontani dal vero spirito della musica sacra, cioè, della vera musica liturgica ! Se riconosciamo digintà e qualità ad alcune composizioni di musicisti locali e forestieri, e lo sforzo, per nulla facile, di dotare le nostre liturgie di un degno repertorio musicale, come possiamo sopportare che un’ondata di profanità inconsistenti, petulanti e ridicole abbiano acquistato con tanta faciloneria diritto di cittadinanza nelle nostre celebrazioni? Ci sbagliamo di grosso se pensiamo che la gente debba trovare nel tempio le stesse sciocchezze che le vengono propinate fuori ; la liturgia deve educare il popolo – giovani e bambini compresi – in tutto, anche nella musica".

(Valentino Miserachs)

“Quanto siamo lontani dal vero spirito della Musica Sacra!” È vero, caro Maestro Valentino Miserachs. Tuttavia  dobbiamo riconoscere che neanche noi musicisti siamo stati molto bravi: non abbiamo saputo accogliere l'insegnamento e la volontà dell’ultimo Concilio Ecumenico: che tutta l'Assemblea partecipi pienamente e consapevolmente alla sacra Liturgia, che rivolga all'Altissimo Dio una Laus Plena. In parole povere: non siamo riusciti a far cantare la gente. 

Io sono anziano come Lei, Monsignore; ho dedicato anch'io la mia vita alla Musica Sacra. Confesso di essere ben poco riuscito, a parte in qualche raro episodio, a far cantare il popolo. Non me la sento di rimproverare nessuno. Comincio piuttosto a interrogare me stesso. 

Ripenso agli inizi della Chiesa: Gesù e gli Apostoli cantavano. Cosa cantavano? Le semplici melodie dei Salmi. San Paolo dice ai Cristiani di Colossi di cantare Inni, Salmi e Cantici spirituali; e nella stessa Lettera, come pure in altre Lettere, ci ha lasciato il testo di quei canti. Sono Parole sublimi, che molto probabilmente erano cantate sugli stessi moduli salmodici. Gli Apostoli non si preoccupavano della musica, ma della Parola. 

Gli Inni, di cui parla S. Paolo, non avevano quelle melodie che verranno più tardi al tempo di S. Efrem Siro, o di S. Ambrogio. Erano dei moduli, tanto per proclamare quella lode meravigliosa: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio..." 

I Salmi erano i 150 salmi del Vecchio Testamento e venivano cantati come si cantavano nelle sinagoghe. I Cantici Spirituali non sappiamo esattamente cosa fossero. Molto probabilmente S. Paolo si riferisce a uno di quei doni che le prime comunità cristiane ricevevano in abbondanza dallo Spirito Santo. Erano doni di profezia, di guarigioni, di lingue;  e anche doni di lode al Signore: una lode espressa con parole o con semplici melodie, che sgorgavano spontaneamente dall'assemblea in preghiera. Coloro che frequentano i gruppi del Rinnovamento nello Spirito fanno spesso l'esperienza di questa preghiera, che riempie il cuore di pace. 

Ma la storia della Musica Sacra è andata avanti per la sua strada, ingigantendo sempre più le note e mortificando la Parola, fino a renderla incomprensibile o inutile. Nel Canto Gregoriano ci sono degli Alleluia che hanno come niente cento note nell'A finale; e nella polifonia o nelle composizioni sinfoniche posteriori i grandi Compositori hanno messo  tanti gorgheggi, in cui la Parola era un modesto pretesto perché il Soprano gareggiasse vittoriosamente con il Tenore e tutto il coro. 

I Canti popolari, che la gente amava cantare, li abbiamo giudicati insulsi (e non lo erano); e così abbiamo ottenuto che la  musica colta e il canto popolare venissero sostituiti dalla chiassosa desolazione dei nostri giorni. 

Nel mondo profano è successa, più o meno, la stessa cosa: la musica lirica, o sinfonica, non è più popolare. Si va avanti a canzonette, colonne sonore dei film, musica commerciale. 

Stanno andando forte i Rappers: essi, su un modulo che direi salmodico, cantano le loro storie. Per loro sono importanti le parole, dette magari ritmicamente su una base già registrata. 

E se imparassimo dai Rappers?  Basterebbe prendere Le Letture della Liturgia del giorno; scandirle in versetti e cantarli su un tono salmodico. Sarebbe una soluzione facile e molto istruttiva per tutti. Gli Apostoli non facevano qualcosa del genere? E i Cristiani delle Catacombe si discostavano molto dai toni salmodici?

 Armando Pierucci

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