Parliamo del "Plena" della Laus - di Armando Pierucci

18/07/2021
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Parliamo del Plena della Laus

In un'intervista del 27 giugno 2021, ormai alla vigilia dei suoi 80 anni (28 luglio 1941), Riccardo Muti ha detto di volersi togliere di mezzo. Ha detto: "Mi sono stancato della vita. È un mondo in cui non mi riconosco più". Si tratta dello sconforto che una persona tanto più facilmente prova, quanto più è salito in alto nell'arte, nella spiritualità, nella conoscenza, isolandosi dallo scorrere della gran massa, che S. Agostino chiama dannata. 

Tuttavia è più giusto quanto diceva S. Rachmaninov (1873 - 1943): "La musica basta per una vita; una vita non basta per la musica". C'è quindi molta musica da fare per il Maestro Muti. 

E ne farà, perché all'incontro con l'80° anno di sua vita, reagirà come ha reagito il sottoscritto, iniziando la Laus Plena Foundation (naturalmente se anche lui troverà dei collaboratori eccezionali come quelli della LPF).

E proprio dall'ultimo evento della LPF, la Conferenza Musicologica sulla Tradizione Musicale Siriaca (17 - 20 marzo 2021), scaturiscono le seguenti riflessioni. 

Certo, lo studio del Canto Cristiano Siriaco solleva molti problemi; ma alcuni aspetti sono evidenti.  Si tratta di un canto che risale ai tempi apostolici; è basato soprattutto sulla Parola, è stato trasmesso oralmente ed è tuttora cantato dal clero e dai fedeli; è diffuso in Medio Oriente, in Europa, in India: dove i cristiani siriaci sono andati, hanno portato sé il loro canto.

Perché tutto questo non è avvenuto nella Chiesa Occidentale? Non posso rispondere, analizzando le fasi dell'evoluzione del canto liturgico;  ci vorrebbe un'enciclopedia. Mi fermo al tema più specifico e immediato della LPF, impegnata in una Laus Plena: il Plena, appunto.

Il primo obiettivo del Plena è la piena partecipazione dell'Assemblea liturgica alla lode del Signore.

Siamo onesti! La Chiesa Occidentale ha immensamente curato la musica sacra, ma ha praticamente trascurato il canto dell'Assemblea; a volte lo ha avversato. 

La maggior parte del repertorio di Canto Gregoriano è una vetta altissima nella storia della musica; ma quali sono i canti gregoriani che il popolo potrebbe cantare e alcuni anziani ricordano? La Missa de Angelis, qualche antifona mariana e poco più: inoltre si tratta spesso di melodie composte quando il Gregoriano era già stato soppiantato dalla polifonia. 

Il Concilio Vaticano 2° si è pronunziato fortemente per il canto dell'Assemblea. Che è avvenuto? Uno spettacolo pietoso, degno delle peggiori svolte politiche della storia, quando un governo prende il potere e infligge la damnatio memoriae al governo precedente. 

Così tutto il repertorio antefatto al macero! Del resto era quasi tutto in latino. C'erano dei canti in italiano, è vero; alcuni erano pregevoli, ma avevano una patina di antico, che li rendeva venerabili agli occhi della gente, odiosi al gusto degli innovatori. "Mira il tuo popolo, bella Signora, che pien di giubilo oggi ti onora". La gente li cantava a voce plena, e una lacrima vibrava sugli occhi suoi. Niente! Ciarpame da buttare: Gregoriano e polifonia, Palestrina, Monteverdi e Mozart, laudi filippine e canti popolari: fuori! Il repertorio va rifatto.

Così tutti sono si sono affrettati al soccorso. 

Le case editrici hanno fatto una fortuna, sfornando ogni mese partiture, dischi, CD. 

I Gruppi Ecclesiali si sono premurati di improvvisare un proprio repertorio, con la pretesa di estenderlo a tutta la Chiesa e il risultato di aumentare la confusione delle lingue, degna di una Babele sonora. In tutta questa produzione è impossibile trovare un canto che non richiami melodie, accordi, ritmi della contemporanea musica canzonettistica e commerciale. Del resto, nel '700 e '800 non si faceva musica operistica nelle chiese? Che oggi si facciano in chiesa le canzonette che si ascoltano in TV o al supermercato!

Chi poteva ha organizzato Corsi per insegnare nel giro di sei giorni a cantare, suonare, dirigere cori e assemblee. Se prima uno scrittore, Vittorio G. Rossi, diceva: "La Chiesa non sa quanta gente ha allontanato con le sue prediche", ora, che le omelie sono migliorate (o almeno abbreviate), si può dire: "La Chiesa non sa quanta gente ha allontanato con i suoi canti". 

Di chi la colpa? Naturalmente della gente: non sa cantare, è pigra e amorfa.

Cerchiamo di essere seri e ragioniamo, prendendo in mano il Vangelo. Gesù dice: "Uno solo è il vostro Maestro: il Cristo". Quando abbiamo messo mano al canto dell'Assemblea, noi ci siamo presentati come Maestri; ed eravamo maestri del niente. Sapevamo suonare? Sapevamo cantare? Sapevamo dirigere un coro? Sapevamo pregare? Abbiamo tolto alla gente i canti che sapeva e amava; e l'abbiamo trattata da antiquata e ignorante. 
Gesù dice: "Non portate con voi né borsa, né bastone..." Faccio notare che in una celebrazione eucaristica tutti guadagnano qualcosa, almeno il prestigio di stare sul palco: clero, organista, coro. L'Assemblea non prende niente, anzi offre qualcosa.

Poi del Cristo si dice: "In principio era il Verbo, la Parola; e il Verbo era Dio".

Che Parola abbiamo proposto ai fedeli che, come dice un canto tanto in voga, sono "il seme di Dio"? Testi melensi, di dubbia dottrina, sporchi di sentimentalismo.

È proprio l'ora di tornare alla Parola. Da quanto possiamo intuire e da quanto emerge dalla tradizione musicale siriaca, al tempo di S. Pietro apostolo, durante la celebrazione eucaristica, si cantava: "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio: perché ne seguiate le orme... Egli portò i nostri peccati sul suo corpo sul legno della croce...; dalle sue piaghe siete stati guariti" (1 Pt 2, 21-24).

E al tempo di S. Paolo la processione al fonte battesimale era illuminata da questa Parola: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per trovarci al suo cospetto, santi e immacolati nell'amore..." (Ef 1,3-10).

La melodia che sosteneva la Parola era semplicissima: un modulo salmodico, o una solenne proclamazione unanime.

Almeno per cominciare, perché non adottare i cantici del Vecchio e del Nuovo Testamento, e usarli per il canto dell'Assemblea? Ci sono anche le Letture del giorno: qualcuna, divisa in versetti da cantare salmodicamente o da proclamare, può essere un bellissimo canto di inizio o di Comunione. 

È il momento di cominciare, non di toglierci di mezzo.  

Armando Pierucci

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